La vela del bene possibile – Ferrara Paolo


POESIE
Le parole che portano il vero
  –  Il frinire delle cicale  –  Completezza d’amore  –  Tutto concorre a vivere e a morire  –  Silenzio d’attesa    –  Poesia semplice


Paolo Ferrara –É nato nel 1942 a Sambuca di Sicilia (Ag). Ha conseguito la Maturità Artistica al Liceo di Palermo, ed ha studiato all’Istituto Superiore di Giornalismo della stessa città; ha inoltre conseguito l’Abilitazione Magistrale. Allievo prediletto, da giovane, dello scultore Armando Tomaselli. Pittore e scrittore ha ottenuto numerose occasioni di riconoscimento in entrambi i campi della creatività. In poesia ha pubblicato “Spigoli di umanità”, “Estensioni esistenziali articolate”, “Oltre le tenebre della metamorfosi”, “La vela del bene possibile”.

In pittura ha partecipato a numerose mostre collettive a Palermo, Napoli, Sciacca, Viareggio ed altre città.

Testi di Paolo Ferrara con traduzione a fronte in inglese, francese, tedesco e spagnolo, sitrovano in antologie per la diffusione nel Mondo della poesia Italiana. Finalista all’XI ed alla XIV edizione del Premio San Benedetto,, Norcia. Diploma d’Onore al I Premio Internazionale Giacomo Puccini conferito dall’Accademia “Il Machiavello” di Firenze, 1982. Membro honoris causa dell’Accademia Internazionale “Tommaso Campanella” con Medaglia d’oro, Roma 1990. Premio speciale della Giuria al “Fèlsina 1996”, Castel Maggiore (Bologna). É stato incluso nel Dizionario degli scrittori, poeti e critici siciliani viventi.

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La facilità poetica di Paolo Ferrara non è sinonimo di tronfia verbosità, ma, al contrario, di eccellente breviloquio, poiché nelle sue composizioni si ritrova l’efficacia e la finitezza dell’essenzialità. Paolo Ferrara possiede la compiutezza rattenuta del discorso eletto e selezionato, che si sviluppa attraverso una compendiosa armonia di elementi tematici fondamentali, i quali, in sé e per se stessi, costituiscono valide fondamenta erette per durare.

Si tratta di una poesia che principalmente manifesta un intento lirico, proprio in quanto tende a proiettare in una rappresentazione mitica e che procede per exempla la concatenazione dei momenti irrepetibili della sua vita. Per fare ciò, egli per lo più procede per anamnesi e organizza sulla pagina una ricerca inventariale delle reminiscenze che, per affiato poetico, si appalesano in virtù di immagini, di visioni, di trasfigurazioni, di evocazioni, di sogni, di rivelazioni, di agnizioni, di sequenze logiche e di percorsi della mente. Accade, così, che la sua poesia assuma le sembianze di un luminescente archivio/laboratorio, in grado di proiettare sulla pagina un recitato nitido, essenziale e splendente, che si propone come l’assolo del poeta sul proscenio, mentre l’orchestra, alle sue spalle, lo seguirà mantenendosi sul fondale scenico. È, sì, il trionfo di una rappresentazione per tematiche individuali, dove l’io poeta torna ad assumere quel ruolo ottocentesco di rivelatore e di legislatore del cosmo.

Ma in questa rappresentazione mitica ed eroica della poesia, si inserisce e si ricompone anche la coralità degli altri strumenti che costituiscono l’orchestra del creato, per cui quel lirismo assunto come chiave interpretativa dell’essere sfuma, alla fine, in una visione collettiva, dialogicizzata e armonicamente interdipendente. Se da un lato c’è il soggetto poeta, dall’altro lato c’è l’oggetto della realtà e addirittura della piccola realtà, cioè della quotidianità fatta di minimi eventi, di per sé non memorabili, e di mezze figure o di modesti personaggi, che compiono vicende ordinarie. In questo modo, il poeta accetta di contaminare il sublime di cui si sente, tuttavia, rivelatore con l’ordinarietà da cui è consapevolmente condizionato e determinato: il poeta accetta questa contaminazione come fosse l’occasione di un viaggio a vele gonfie, per definire la cognizione del bene possibile, cioè come fosse l’occasione di coniugare il paradigma delle reali possibilità che ci sono date per intendere e valorizzare la vita.

In Paolo Ferrara, il bene possibile potrebbe essere un’eco letteraria del dantesco bene dell’intelletto, ma mentre quest’ultima è una circonlocuzione di Dio, sommo artefice e luce di verità rivelata che porta la ragione alla salvezza, in Ferrara il bene possibile si inquadra in una visione agnostica dell’ultraterreno e diviene la formula augurale di un viaggio di vita benigno e benevolo, che permette al viator di raggiungere le mete più attese, anziché disperdersi o disperarsi nel fallimento delle aspettative:

Tutto concorre a vivere e a morire
nel travaglio perenne di natura,
che condurrà all’armonia finale
o tutti gli elementi al declino.

Il caos irrisolvibile di bene-male, di vita-morte e di luce-tenebra, fa nascere nel cuore del poeta un’urgenza di serenità:

 

Ho bisogno di un canto sereno
che pervada il mio essere vivo
e riporti per gli anni futuri
un messaggio trapunto di fiori,
da serbare insino alla fine
con la forza portante del bene.

E per giungere alla serenità, il poeta intona una sorta di “elogio alla semplicità”, cioè celebra i fiori di campo, il verso delle cicale, i vergini sguardi, i giocattoli semplici; ma, più di tutto, avvia quel processo di cui già si è riferito, consistente in una rivisitazione creativa dei ricordi, grazie ai quali egli avvalora l’intreccio poetico con luminose immagini mediterranee dei luoghi d’origine, ove si muove un metaforico carretto siciliano, che ha sapore d’antico / ed è segno di storica terra. Il punto emotivo più alto, in cui la compostezza dignitosa del dire si fonde con il fremito dei sentimenti, si raggiunge quando il poeta commemora la figura della mamma, ricordo forte di dolcezza / respir che voglio e come sogno appare.

Il canto sereno, alla fine, raggiunge lo scopo di ingentilire l’anima inacidita dalle offese del mondo e assume anche il valore augurale di una funzione positiva e rasserenatrice da affidare alla poesia:

 

La poesia può cogliere a volo
il fresco rosato d’aurore
la poesia può cogliere a volo
l’etereo pervaso di sole
la poesia può cogliere a volo
l’intenso del cielo turchino

Cogliendo ogni aspetto della realtà filtrato attraverso l’anamnesi e l’evocazione, l’intuizione poetica di Paolo Ferrara ritrova nella dimensione elegiaca della confessione autobiografica le sensazioni dissepolte e, quindi, reinventate; i frammenti dispersi, ma poi ricomposti nell’armonia di un mosaico emotivo; i valori disattesi, ma poi reingaggiati. Con questa ritrovata ricchezza di elementi, Ferrara costruisce un’ipotesi di serenità e di vivibilità, nella cornice duratura e immutabile dei fondamenti cui demanda ogni realizzazione umana.

Sandro Gros-Pietro

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LA VELA DEL BENE POSSIBILE

(Momenti e continuità dell’essere)
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LE PAROLE CHE PORTANO IL VERO

Le parole che vero non sono
pur avendo le forme da esteti
s’infrangono essendo assai vuote
riperdendosi in piccole mete.
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Le parole che portano il vero
non conoscono il tempo caduco
e respirano con l’infinito
le frasi più interne dell’animo.

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IL FRINIRE DELLE CICALE

Dalle scabre scorze degli alberi
e col sole filtrato tra i rami,
il frinire di mille cicale
si rincorre per tante contrade;
verso che incede senza respiro
assegnato ad un fragile insetto.
che ricopre il suo ruolo d’estate
in un magico suono di effetto

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COMPLETEZZA D’AMORE

Attraversa il cuore, purezza,
a mente ed i magici sensi,
avvolge il mistero d’amore
ed irradia la sua completezza;
la purezza di vergini sguardi
la purezza che vive incosciente
la purezza che sgorga nei sensi
e s’illumina nei sentimenti,
la purezza che si effonde nel sesso
in simbiotica voglia di amplesso.

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TUTTO CONCORRE A VIVERE E A MORIRE

Ora che morte
ha tolto i grandi Affetti,
forse la morte
ce li può ridare.
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el cammino pesante e nel destino
una falce, … e le spighe sono pane,…
i semi nei solchi nuova vita
che nasce dalla terra dissodata,
con l’aria l’acqua e con il sole amico.
Tutto concorre a vivere e a morire
nel travaglio perenne di natura,
che condurrà all’armonia finale
o tutti gli elementi al declino.

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SILENZIO D’ATTESA

Dalla cellula la vita, come magia;
dalla memoria il ricordo
humus-gene di nostalgia,
stimolo che spinge spesso verso l’ascesa;
dalla vecchiaia la morte,
…silenzio d’attesa…

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POESIA SEMPLICE

Questi fiori fiori di prati,
queste verdi verdi distese
sono cose da mani di fate.
Questo terso cielo d’aprile
mi distende la mente nell’aria
e raccoglie il bello dal mondo
per portarlo nelle mi mani.
Questa luce che invade serena
e nasconde il dolore dell’uomo
chissà se domani potrà
dileguare la forza del male.

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