Di Vincenzo Domenico – Alchimie amorose


POESIE
L’isola che c’è  –  Il canto del mattino  –   Anche a piedi   –   Cos’è l’amore? –   Le paure di Narciso  – 


Il Dott. Di Vincenzo Domenico nasce a Palermo il 30 marzo del 1958.
Il 10 novembre del 1984 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia con 110/110 presso l’Università di Palermo, con tesi meritevole di menzione dal titolo “Progetto e realizzazione di un software finalizzato alla ricerca operativa in cardiologia”.
Specialista in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare il primo dicembre del 1988 con voto 50/50 presso l’Università degli Studi di Palermo.
Specialista in Geriatria e Gerontologia il 23 dicembre del 1992 con voto 50/50 e lode presso l’Università degli studi di Palermo.
Ha svolto diversi ruoli professionali in ambito cardiologico e geriatrico. Cardiologo ospedaliero dal 2 marzo del 1992 al 30 settembre del 2020.
Laurea in Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali conseguita a Roma il 3/luglio/2025 presso l’Università Telematica
Internazionale Unintettuno con voto 110/110 e Lode.
Ha svolto attività di formazione e divulgazione collaborando a diverse pubblicazioni specializzate sia in ambito medico che in ambito artistico e culturale.
Dipinge e scrive poesie. La raccolta poetica “Alchimie amorose” è in attesa di pubblicazione..

.


ALCHIMIE AMOROSE

L’opera “Alchimie Amorose” si presenta come una raccolta di frammenti di vita che non seguono allineamenti o geometrie rigide.
Lo stile di Domenico Di Vincenzo è caratterizzato da un linguaggio evocativo e sensoriale, che spesso ricorre a immagini naturali e metafore per esprimere concetti complessi. La musicalità è una componente fondamentale dei suoi versi, ottenuta attraverso diverse tecniche: allitterazioni e ripetizioni, struttura del verso libero, immagini auditive, contrasti ed ossimori.
Nel componimento “Amare, a mare”, l’uso di allitterazioni e sequenze sillabiche (“Trastullarsi sillabico, con allitterate sequenze”) contribuisce a creare un ritmo e una sonorità specifici, quasi a voler emulare il “rimbombo dentro” dell’universo o lo “spumeggiante abbraccio” dei sogni. Le ripetizioni rafforzano il legame fonetico e semantico tra le parole, conferendo una cadenza quasi ipnotica ai versi. Gran parte delle poesie non segue schemi metrici rigidi, privilegiando il verso libero che permette una maggiore fluidità espressiva. Questo conferisce un andamento più colloquiale e intimo alla poesia, quasi un flusso di coscienza, come si nota in “Cos’è l’amore?” o “L’isola che c’è”.
Il poeta utilizza spesso riferimenti a suoni, come lo “sciabordio dell’acqua salata“, il “fragore dei tuoni”, il “ticchettare nervoso della pioggia”, il “rumore delle conchiglie che si agitano in prossimità del cuore”, o il “cicaleccio noioso delle cicale”. Questi elementi contribuiscono a creare un’esperienza sensoriale completa per il lettore, rafforzando la musicalità intrinseca dei testi.
La musicalità si genera anche attraverso l’accostamento di elementi contrastanti, come “il caldo di quel freddo”, che aggiunge profondità e risonanza emotiva ai versi, creando una sorta di armonia dissonante.
I temi prediletti dall’autore ruotano attorno all’amore, alla memoria, alla natura e alla riflessione esistenziale. L’Amore è inteso come ricerca e protezione. Nel componimento “Cos’è l’amore?” il poeta lo descrive come un “Nido accogliente, rifugio di un volo mai solitario, di scoperta. In cerca di un filo o di un ramo. dove posare insieme per nutrirsi”. L’amore è visto come un bisogno primario, un approdo sicuro in un mondo incerto. La dicotomia amore/disamore è esplorata in “La musica dentro”, dove il poeta afferma: “Amore e disamore sono due facce. Non tirerò mai più a sorte”. Il dolore delle “lacrime che siano di gioia” e il superamento delle “ansie e paure” attraverso il sorriso atteso sono temi ricorrenti. In “Il dolore”, l’amore è la forza che permette di superare la sofferenza, trasformando la notte in giorno e il buio in luce. L’amore è anche un’alchimia, una “fusione di gusto e piacere”, come descritto in “Una nave va, un veliero viene”, dove il ricordo di un viaggio e di incontri passati continua a scaldare l’anima anche nelle “notti più gelide”.
Il tempo è spesso un elemento centrale, che “mitiga gli affanni ed il timore” e porta a una “scelta di vita” consapevole. L’amore è “oggi, vivo e presente, insostituibile, corrisposto”. Altro tema caro al poeta la memoria ed il ricordo, memoria come luogo di ricerca (“Nella memoria del già vissuto cerco appigli cui solidamente ancorare la mia anima”), ma anche di nostalgia per ciò che è stato e che forse non tornerà (“Echi lontani, dal ventre della terra”). La “nostalgia del ricordo e dei segni lasciati” è un sentimento palpabile in molte poesie. Nonostante la nostalgia, c’è una speranza nel fatto che “Ogni cosa ritorna”, come le rose che tornano a fiorire o la gioia che spazza via la sofferenza. L’anima del poeta si specchia nella natura. Elementi ricorrenti sono il mare, il vento, le onde, le rose, le farfalle, le saline, i tramonti.
Il mare è sia una distesa immensa e serena, sia un luogo di naufragio (“d’incerte vicende naufrago”). Le rose simboleggiano la bellezza effimera e la rinascita.
Le stagioni sono utilizzate come metafora della vita e dei suoi cambiamenti, ma anche della “stagione eterna” dell’amore dove “tutto ritorna ma avanza”.
Ne “Le paure di Narciso”, il poeta esplora le “voragini interiori” e la paura del temporale. C’è un senso di incertezza e di attesa della primavera, un’aspettativa di cambiamento.
La solitudine è sempre presente ma c’è anche una costante ricerca di connessione e di senso, come nel desiderio di “cercare la luce, anche nella stagione del freddo, nutrendo di speranze l’attesa”. Il percorso poetico di Di Vincenzo è anche un cammino di consapevolezza, dove le esperienze passate, anche dolorose, diventano insegnamenti per il presente: “Ho imparato. Amore e disamore sono due facce”.
In sintesi, i versi di Domenico Di Vincenzo sono un’esplorazione profonda e sensibile dell’animo umano, dove la musicalità del linguaggio e la ricchezza delle immagini si fondono per esprimere le molteplici sfaccettature dell’amore, della memoria e del rapporto con la natura e il tempo.

e
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

L’ISOLA CHE CÈ

Sulla riva dei tuoi pensieri,
le orme lambite,
nello sciabordio dell’acqua salata,
ricevono i raggi di un sole allo zenith
mentre, tremulo, il vento li sospinge
verso l’indefinito
e il destino, scomposto, li cambia;
.
Orme, dapprima solitarie,
poi in parte affiancate,
in parte sovrapposte.
.
Non più caotico andirivieni afinalistico,
non più lo sguardo a cercare la vela lontana
né bramosia di ritorno.
.
Davanti all’ immensa distesa azzurra,
le isole, i gabbiani, il lontano abbaiare,
l’odore della brezza marina
e il rumore delle conchiglie
che si agitano in prossimità del cuore,
quali amuleti,
testimoni di amore promesso.

 

 

 

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

IL CANTO DEL MATTINO

Quando il silenzio tracima oltre gli argini
le stelle quasi si spengono e la memoria
sovviene a suggerire ancora letizia.
.
Il contatto e lo sguardo liberano
l’inattesa saetta a squarciare la notte,
avvolta da seriche coltri,
percorsa da brividi rutilanti
visione di balli e canti, attimi,
fugaci eppure persistenti, che
il monotono oscillare ovatta
ma non riesce a elidere.
.
Non c’è tuono nell’aria,
non c’è scuotimento dei vetri,
solo un lampo a cambiare colore,
a delineare le forme amate.
.
L’ultimo pensiero come una preghiera:
mai più lacrime. Dimentico e fiducioso.
Come ogni sera, riaperte le strade interrotte,
si plasmano nel crogiuolo paure e speranze,
mutevoli, come primordiali amebe.
.
La stanza si lascia inondare dalla luce
e dolcemente al risveglio sento ancora
la tua voce: “let it be”.
.
Nel sogno appena fatto, c’eri e sorridevi.


     (2024)

 

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

ANCHE A PIEDI

Non scrivere d’amore.
C’è la logica dei numeri
a spiegare lo zero insignificante,
che fa la differenza,
se cambia posizione.
.
Nell’ultimo volo
ho perso le valigie,
tutti i miei libri e le mie foto.
Poi, quella rarefazione dell’aria
e lo sguardo della signorina
perchè si allacci la cintura,
mi intimidisce.
.
Così non volerò più.
Preferisco all’ebbrezza dell’altitudine
quel monotono ciclico cadenzato
ritmico rumore di un treno su rotaia.
.
Lo so. La passione non è una via,
una meta, per binari paralleli, ma
mai più voli lungo rotte variabili,
solo treni di emozioni,
quanti di sentimenti modulari.
Anche con obbligo di fermata,
secondo programma.
.
In attesa del fischio
della ripartenza,
del capostazione, ma
se sarà in ritardo cambierò mezzo,
andrò a piedi, comunque andrò.

 

 

 

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

.

COS’É L’AMORE?

Psyche, trasportata dagli zefiri,
che da ponente giungono a primavera.
Sollevato il velo trasparente,
lascia ignudo il corpo,
senza corazze per sopravvivere.
.
Liberi, in cerca di protezione.
Nido accogliente,
rifugio di un volo mai solitario,
di scoperta.
.
In cerca di un filo o di un ramo.
dove posare insieme per nutrirsi.
.
Indistinto crogiolo di passione.

 

 

 

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

LE PAURE DI NARCISO

Si dirada ogni cosa, indistinta e rarefatta.
.
Margini di voragini interiori che solo percorro al limite.
.
Quotidiane attitudini
frammiste all’interminabile istante recluso.
Inevitabile deriva di illusorie speranze.
.
Così nulla cambierà.
Quando ti affacci al mondo ne riconosci l’incanto:
raggi di sole a tingere di rosa le nuvole.
Senti il fragore dei tuoni, speri non giunga il temporale.
Senti il silenzio e il ticchettare nervoso della pioggia.
Vetri appannati, folate sferzanti, bagliori in lontananza.
.
È autunno.
Aspetto la primavera.
.
Nello specchio dei pensieri se mai sarà ancora amore,
prima dell’inverno e del buio, nella notte che viene,
Narciso sognerà.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

Immagini collegate: