Il colore dei papaveri… tace – Giuseppe Sparacino


BIBLIOGRAFIA


POESIE
Così è la vita  –    Nel limbo  –   L’autunno  –  Canuti ricordi  –  Attimi  –  Riflessi lucenti  –  Fuso nel buio  –  Freddo  –  Solitudine  –  Anime di corallo  –  La vita si spoglia  –  Fuoco di paglia   –  Falena  –  Paura –  Scrigno dell’anima –  Cuore di bambino  –  Volando  –  Anche i fiori segnano il tempo  –  Il colore dei papaveri…  tace  –  Il ruscello  –  La luna  –  L’incontro  –  Il tempo vola  –  Il mio paese  –


PREFAZIONE

Le poesie della raccolta Il colore dei papaveri…tace, di Giuseppe Sparacino, suscitano vivide emozioni e una successione altalenante di sensazioni, per la presenza di tematiche sia a sfondo intimistico che sociale.
Paesaggi ed elementi naturali, soprattutto nella prima e nella seconda sezione della silloge, entrano a fare parte del discorso poetico: disegnando scorci di intensa bellezza, diventando specchio di stati d’animo, accrescendo la liricità dei testi. Anche se echi malinconici d dolorosi ricordi fluttuano nei versi, si intuisce che il poeta assapora e apprezza la vita. Ed è proprio il vorticoso e incessante divenire della vita ad avvolgerlo nelle spire della sua fiamma ardente che “s’innalza in un gioco infinito di faville” (Così è la vita), ed a spingerlo a vivere gli eventi e l’amore con disarmante spontaneità.
Resta incantato dalla “grazia” e dallo “splendore” della donna amata e considera la sua bellezza simile a quella della rosa, delicato paragone di cui già i trovatori, e i poeti fin dalle origini della lirica italiana, si servivano per cantare il loro amore. In lui, però, è percepibile, anche la certezza che sia la bellezza femminile sia quella della rosa, non sono solo da ammirare ma anche da cogliere con trasporto e passione.
La rosa, non è solo il fiore presente nei versi di Giuseppe Sparacino, ve ne sono altri di varie forme, grandezze e colori, con le loro varietà esprimono diversi modi di amare, mentre, con la propria presenza scandiscono il tempo del suo vissuto e gli lasciano nei ricordi a volte labili tracce, altre, segni indelebili.
La presenza di colori dona a svariati componimenti pennellate cromatiche suggestive e li arricchisce di ulteriori simbolismi. Già dal titolo del libro, i rossi papaveri riportano alla mente la calda estate, immagini di campi di grano, lo splendore della gioventù e l’ardore della passione, o, al contrario, fanno pensare alla fragilità dei loro petali valutati, alla fugacità della bellezza e del sentimento amoroso che può morire se la sua voce “tace”. E, di rosso si tingono i bagliori della fiamma della vita e del sole al tramonto, ed anche gli episodi violenti, la terra bagnata di sangue e le miserie umane.
La guerra, la povertà, i disagi dell’uomo nella società contemporanea sono temi presenti nella terza e quarta sezione della raccolta, insieme ad altri, per contrapposizione, dalla valenza positiva e portatori di valori come l’amicizia, l’onestà, l’affetto per le persone care.
Con un linguaggio forte e deciso, a tratti prosastico, l’autore esorta gli uomini a smettere di essere “fantasmi” anonimi, privi di identità, che si aggirano in un mondo senza senso, pieno di parodie dove il disagio di vivere può minare le coscienze, la solidità della famiglia, il reciproco rispetti e i fondamenti dello stesso vivere civile. Vorrebbe fermare la corsa frenetica verso un mondo sempre più consumistico e che si riscoprissero valori più importanti. E, il suo guardarsi intorno lo rende consapevole della triste solitudine che può riempire gli animi e i giorni dei vecchi, lasciati soli alla deriva dell’esistenza, dove l’ombra della morte diventa sempre più nitida.
Ma per Giuseppe Sparacino, la morte, in fondo, non è qualcosa da occultare per fingere e illudersi della sua non esistenza, essa è al contrario “fedele compagna della vita”, che lo spinge, per antitesi, ad amare con più intensità, con più consapevolezza il suo presente e il suo esserci.

Nicoletta Corsalini

 

 

 

a mia moglie… e a tutti i fiori del mio prato

I fiori del mio prato
sono il rosso pastello della vita
i riferimenti gioiosi del tempo mio vissuto.


POESIE

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

COSÌ È LA VITA

Abbacinante
ardente,
scoppiettante,
come lingua di fuoco
s’innalza in un gioco infinito di faville.
.
E poi…
basta un niente
e la fiamma, diventa una fiammella.
.
Car boccini baluginanti
che puoi lasciare lì… senza paura
si spegneranno piano piano, un pò alla volta.
.
Un alito…
a volte li ravviva, e sembrano fiamma.
.
Si vola
la passione brucia ancora
spesso mi illudo, poi, mi guardo intorno!…
.
Tutto figge via.
.
Siamo carboncini accesi,
baluginanti, nella lunga notte che si prolunga.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

NEL LIMBO

Sembrava dura,
sembrava dura la salita: era la vita.
.
Salire a fatica gradini sconnessi.
un amore sofferto
un’amicizia tradita
un’utopia fallita: era la vita
.
La genuina fiducia
la curiosa ricerca
la fregatura subita: era la vita.
.
Nel limbo
di una salita conclusa
seduto, su un altipiano fiorito
tutto intorno mi guardo, cerco la vita.
.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

L’AUTUNNO

Vibrano le corde
muta
tace la voce,
l’urlo
rimane incassato
nel tormentato silenzio.
.
Di foglie pendule
ingiallite
si vestono le querce.
.
Un tulipano
radioso splende nel sole.
.
L’autunno
grida i suoi colori vissuti,
vivaci, variopinti
che…
annunciano la morte
di foglie ingiallite
sbattute dal vento sulle propaggini del tempo.
.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

CANUTI RICORDI

Umido il muschio.
Infiacchito
il piede,
scivola nel ripido pendio.
.
Foglie ingiallite
Ricoprono la terra.
.
Sterili braccia
di rigonfi tronconi
s’innalzano al cielo.
.
Le castagne
sgusciano, precipitando, dai ricci,
rughe di storia
segnano il tempo,
rotolano
irrefrenabili giorni
di una primavera lontana
che rivivrà, solo, nei canuti ricordi.
.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

ATTIMI

Oggi,
non amo la vita.
.
buio
.
un giorno assolato di maggio
direi
addio alle cose
.
non senso
polvere nera, cupi colori
.
strani pensieri
.
non trovo uno scopo
.
mi pesa lo sforzo
faccio fatica
.
mi aggrappo… a che cosa?
Attimi, nei quali, non amo la vita.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

RIFLESSI LUCENTI

Sul ponte già vecchio
nei riflessi lucenti
.
tra quei mille passanti
si scherzava correndo
.
Con la fiamma
negli occhi
che ancora mi brucia
.
mi
rivedo
sul ponte
nei riflessi lucenti
e non mi arrendo ai giudizi pedanti
.
non mi arrendo
alle pieghe della pelle aggrinzita, ai capelli bianchi.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

FUSO NEL BUIO

Non m’interessa
la pioggia del mattino

il sole di maggio.
.
Non m’interessa
l’iride di aprile

la rugiada sull’erba
.
quando
i colori si spengono
e mi sento fuso nel buio
.
per aggrapparmi
.
non trovo un filo d’erba,
se non mi sento amato.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

FREDDO

Ti subentra
un ghiacciato tremito.
.
Niente più, mi riscalda.
.
All’ombra
di cipressi alti e fitti
giace la calda primavera
e
nella fredda solitudine… piango.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

LA SOLITUDINE

La solitudine
mi spacca il cuore,
mi sconquassa l’anima.
.
Un groppo
alla gola mi strozza,
mi scaraventa nell’infimo vuoto.
.
Vuoto…
vuoto come un sacco vuoto
mi sento una carcassa inutile.
.
Chiuso
in quest’inverno senza primavera
piango e mi sento…
niente.
.
Bastava
sdraiarci sull’erba
e guardare il cielo di sotto le querce.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

ANIME DI CORALLO

Anime di corallo
.
anime inquiete
rigide come cristallo
.
funamboli senza rete
.
basta un alito
e l’universo implode
.
ci sentiamo soli
.
randagi
in un mondo arido
.
pieno di carcasse vuote.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

 LA VITA SI SPOGLIA

La vita
si spoglia
e petali di rose se ne vanno
.
muore
giorno dopo giorno
.
e quando
la morte arriva… siamo già morti.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

FUOCO DI PAGLIA

Lesta brucia
la paglia.
.
Una fiammata.
.
Non 
avverti neanche
il tepore
e
la fiamma… muore.

TORNA SU

 

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

FALENA

Nel crepuscolo
come una falena
giro intorno alla candela.
.
Del festoso gioco
dell’ala screziata
.
niente più rimane
.
e intorno alla fioca luce
roteando, bruciando muoio.

TORNA SU

 

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

PAURA

Il cielo basso
quasi a schiacciarmi
mi avvolse nel suo grigiore
ed ebbi paura
di perdere il tuo sorriso.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

SCRIGNO DELL’ANIMA

In un piccolo scrigno
ognuno
tiene rinserrate
con le chiavi dell’anima
confidenze
che
svela, solo,
alla propria coscienza.
.
Bisogni esclusivi.
.
Tutti
viviamo
una sorta di fuori tempo
dove
il nostro tempo mentale
è incompatibile col tempo reale.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

CUORE DI BAMBINO

Oggi
mi sento un cuore di bambino
e l’animo gioioso.
.
Ammiro: che miraggio!…
.
Che meraviglia
scoprire il creato
vedere la bellezza mai vista.
.
Col cuore di bambino
si vede meglio di un’aquila.
.
Dio ci pare più vicino.
.
Col cuore di bambino
si sente
il bisogno di amore e la voglia di amare.

TORNA SU

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

VOLANDO

L’orizzonte tinto di rosa
si stacca tra l’azzurro
e la terra nera.
Sfumano verso il cielo
i colori giallognoli
e verso il basso
si addensa l’arancio.
Ad un tratto…
l’ala s’impenna
e il cielo si schianta
su di un letto
denso di nuvole grigie.
Dal finestrino
guardo oltre l’ala
e nel tramonto
che va da”arancio intenso
al giallo
che sfuma nell’azzurro
vedo una nube
che assume la tua forma
sono già in Sicilia
nella terra dei miei vecchi antichi.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

ANCHE I FIORI SEGNANO IL TEMPO

Ho cercato nella notte
e nelle viscere
dell’anima
ho fissato la tua immagine.
.
Ho visto
i gerani fiorire,
anche i fiori
segnano il tempo:
unico tempo della nostra vita.
.
Non lasciamolo scorrere inutile.
.
Torniamo a correre,
a toccare il cielo con un dito,
ad amare le querce, a visitare i faggi.
.
Torniamo ad accarezzare il vento,
a ridere,
a sfiorar le labbra,
a non pensare agli anni.
.
Piantiamo una noce anche a novant’anni.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

IL COLORE DEI PAPAVERI… TACE

Non sento più
il profumo della terra
.
la primavera indossa
un vestito verde cupo.
.
Senza i tuoi sorrisi
il colore dei papaveri… tace.
.
Cerco una linea,
una forma, un corpo.
.
Luce dell’esistenza
fiaccola della vita
.
Vivo nei tuoi occhi
mi accendo nel tuo sorriso
e sogno
il rosso vermiglio dei papaveri.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

IL RUSCELLO

Vidi un ruscello
fluire
intonando note d’aprile
l’acqua saltellava
tra torniti sassi.
.
Ridente
fluiva sinuoso il corso,
vivo
il desiderio mi avvinse
e affondai le mani
tra
limpide acque.
.
Bevvi
con ingordigia,
accarezzai
il fondo del rio
palmo dopo palmo
e mordicchiai voracemente
il tempo
aggrappandomiù
vivido
ai folti ciuffi d’erba della riva

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

LA LUNA

Una pioggia di luna
scendeva sul mare e tra le crespe
danzava.
.
La strada che costeggiava la riva
offriva
ospitalità al sogno
invitava a recingerti la vita
per fare una lunga, rapente, passeggiata
.
Le luci
della tarda sera
si lasciavano sfuggire lontane
il mare… luccicava di pioggia di luna.
.
Il cuore
giocondo sprizzava di primavera
il vento accarezzava i tuoi capelli
.
e noi…
.
in un vecchio casolare
.
siamo andati a mangiare… una pizza marinara.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

L’INCONTRO

Se
sono i minuti
che segnano la vita
ognuno
sarà
lo sposalizio
della nostra carne.
.
Bombarderemo
il tempo
e sarà
un susseguirsi d’esplosioni.
.
Saranno
minuti all’infinito.
.
Li
faremo a pezzi
per cogliere
l’essenza della vita.
.
Li
poseremo
sulle nostre labbra
e per la vita
saranno
i minuti che ricorderemo.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

IL TEMPO VOLA

Giocando, giocando
tra scherzi, trastulli e carezze
il tempo vola.
.
Ore, e ore, e il tempo vola.
.
Il tempo!
Non riesce né a stancarci
né a saziarci!
.
Ogni minuto diventa eterno
ogni ora
vola in un minuto.
.
Giocando, giuocando
il tempo vola
.
ed io…
con te giocando volo
e gioco il dolce gioco della vita.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

IL MIO PAESE

Il mio paese è diverso.
Sembra
il solito luogo
con le colline, le case
il lago, le strade, le chiese.
Al mio paese c’è gente
come in ogni paese:
cammina,
si veste e mangia le solite cose.
.
Al
mio paese
la gente ha un cuore,
un cuore grande,
che va
da Adragna a Misilbesi,
probabilmente,
come in ogni paese.
.
Tuttavia, il mio paese,
è diverso!
Le cose, le strade,
le case, stanno in attesa.
Aspettano che, io ritorni…
e ritrovo al solito posto
anche le chiese.
.
Al mio paese
la gente mi riconosce, m’invita,
si ferma per strada,
mi stringe la mano.
.
Del mio paese, ricordo tutte le cose:
le facce, le strade, le case, le chiese.
.
Al mio paese…
è nato un fiore:
mi ricorda l’amore.
Per questo, il paese, dove
qualcosa mi aspetta e mi ricorda
i luoghi, le facce, le case, le strade, le chiese
è il mio paese!
.
Ed diverso da ogni altro paese.

TORNA SU

.

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

Immagini collegate: