Baiamonte Salvatore – I giochi dell’anima


POESIE
Goccia d’acqua  –  Persona anziana  –   Volerò  –   Nei colori del pensiero  –   All’ombra dell’ulivo  –   Giorni brevi   –   Sulle piume dell’armonia  –  Fasci di luce  –  Indietro nel cammino  –  Vicino all’assoluto –  Il pieno dell’estate  –  Nel giardino dei limoni


Salvatore Baiamonte – É nato e risiede a Bagheria (Pa). La sua poesia si presenta come uno sbocco naturale che gli consente di esternare il suo mondo interiore rivolto alla conoscenza di sè ad esperienze spirituali. In questa sua ricerca, gli è di valido supporto, la disciplina Yoga con le sue tecniche di meditazione che gli permettono di intravedere possibilità di crescita interiore e superamento degli impedimenti che si frappongono a tale ascesa. Questi concetti predominano nella maggior parte dei componimenti di Salvatore Baiamonte, ai quali ci dobbiamo accostare con l’intento di esplorare il suo mondo interiore così pervaso di spiritualità, di disciplina e di orientamenti metafisici.

Le sue poesie sono inserite in numerose antologie e molteplici sono i riconoscimenti ricevuti, tra cui:

– 1°Premio Conc. Int. A.L.A.PA.E 2000 – Bagheria (Pa);
– 1° Premio Febo 2000 – Sferracavallo (Pa);
– 3° Premio letterario Sac Evola – Balestrate 2001;
– 1°Premio Silloge Concorso A.L.A.PA.E – Bagheria 2001;
– Targa di Merito recital c/o Discobolo 2000 S. Gregorio di Catania;
– 1° Posto “Poesia in Piazza” IV Edizione “Sez. Primizie poetiche”;
– Anno 2000 – 2001 primo premio per la poesia al “Centro Turistico Mondello”

PRESENTAZIONE DELLA RACCOLTA

In questa raccolta dal titolo: “I giochi dell’anima”, il poeta Salvatore Baiamonte esprime una necessità vitale di rallentare la “grande corsa della vita” e trovare il tempo di fermarsi per una sosta che consenta di riflettere e ripensare al “mistero dell’esistenza” e al grande desiderio che pervade l’uomo di relazionarsi con gli altri al “tiepido calore” di un’anima sempre protesa al giusto rapporto col proprio simile.

Salvatore, poeta e uomo sensibile, ha la piena consapevolezza infatti, che il bisogno d’amore e di relazione, è fondamentale per l’uomo, al pari delle necessità vitali come quelle del sonno e del nutrirsi. Dal primo caldo abbraccio della madre, Egli evolve attraverso tutta una serie di emozioni positive che rappresentano la base su cui verrà a strutturarsi la futura sicurezza dell”Io”. “Sono il turbinio intenso / e continuo / che va in cerca d’armonie; / Ora sono rinato/in quest’aria vitale:/ Sono nella vita”.

La fiducia in sé, l”‘autostima “, il rispetto per i propri valori, la fedeltà a se stesso hanno per il poeta infatti, origini primarie in uno scambio d’amore che consente a chi ne è parte di “agirlo” a sua volta. “…. Volgi / lo sguardo del tuo infinito / sull’opaco della mia vita. / Con ali di fai falla/ mi poserò”.

L’amore però non è soltanto un sentimento eteroconcentrato; rivolgerlo a se stessi quindi non è egoismo o egocentrismo, perché implica la vitale capacità di “darsi affetto”, autoproteggersi, ascoltarsi quando da adulti ci si stacca dalle figure d’accudimento dell’infanzia. “Nello scorrere dei tempi / rivedo mia madre, / mi consegna la chiave del cuore / e mi dice: I se vuoi, entra in te, / mi troverai”.

Quando arriva la “stagione delle passioni” dalla quale nessun uomo può fuggire, Salvatore Baiamonte scopre il valore della parola come comunicazione e ad essa si affida, e quando questa a volte non riesce a soddisfare la sua “sete” di trasmissione, si affida ai sospiri. Quando anche questi non riescono ad assolvere la loro funzione  comunicativa, allora Egli si affida alla poesia, con la piena consapevolezza che tale arte possiede la capacità non solo di “trasmettere” ma anche, per usare una espressione di Eratostene, quella di “eccitare sentimenti”.

É una poesia quella di Baiamonte in cui Egli si affida all’uso continuato della ‘Metafora”, scelta come collante per la struttura del “sistema di scrittura”, condizione essenziale, per soddisfare la necessità espressiva. Le sue “figure retoriche” sostituiscono sistematicamente un vocabolo con un altro che abbia un rapporto di somiglianza col primo; tale tecnica gli permette di elaborare un sistema di comunicazione direi quasi razionale, di natura cartesiana, in cui la verità poetica risulta tale solo se possiede i requisiti della chiarezza e della distinzione.

Appare evidente quindi come espressioni del tipo: “Vorrei entrare nella terra del silenzio / e volare sulle piume dell’armonia…” oppure: “Nell’essenza del pensiero  / ritrovo la parola / il filo conduttore / che porta nel cielo della poesia” rispondano essenzialmente al desiderio di dare ordine, criterio e legame a “ragione” e “sentimento”, valori questi a volte turbarti, se così si può dire, dalla “razionalità” e dal “sentimento o sentimentalismo” che snaturano in taluni casi il discorso perché rispondenti a quelle “ragioni del cuore che la ragione non conosce .

 Così Salvatore Baiamonte scopre in definitiva un rapporto indefinibile, indecifrabile con la poesia che Egli stesso non riesce a spiegare se non con le stesse liriche espressive del Suo inondo” di valori, che lo induce naturalmente ad esclamare al pari di Pablo Neruda: “Se mi chiedono cos’è la poesia, devo confessare che non lo so. Ma se chiedono alla mia poesia chi sono io, lo comprenderanno “. Grazie a questo “fecondo rapporto”, Salvatore Baiamonte riscatta dunque la disperazione e l’amarezza di ogni uomo, rendendole manifestazioni positive di intelligenza di sensibilità, di interesse per il mondo e per la vita profonda.

Luigi Ruggeri


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GOCCIA D’ACQUA

Sono la goccia
separata
dal contenitore della vita,
immerso in pensieri
contrastanti.
Sono il turbinio intenso
e continuo
che va in cerca d’armonie;
con lo sguardo smarrito
catturato da una margherita
e il pensiero va
alla sorgente di sè
e si ritrae.
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Ora poso il pensiero
su piccole cose:
sull’agrifoglio diritto
e superbo
che s’inchina alla luce del giorno;
sulle macchie colorate di ginestre
che accendono la cupa vallata;
sui papaveri rossi
e sulla chioma grigio perla
degli ulivi
che smuove l’aria con il suo ondeggiare.
Ora sono rinato
in quest’aria vitale:
Sono nella vita.

TORNA SU

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PERSONA ANZIANA

E tu persona sola,
anziana, abbandonata,
chiusa nel tuo silenzio,
isola lontana.
Tu, stai nella tua casa,
osservi del tempo
lo scorrere
sempre uguale,
il grigio molto denso
del giorno che non passa.
Hai voglia di parole,
di voci umane amiche,
di affetto che non trovi.
Nessuno viene a te.
C’è solo un velo
tra te
che sei isolato
ed il mondo inaridito.
Gli altri sono spenti
e freddi di passione.
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Oh! Fiaccola d’amore
Accendi i loro cuori…
Allora ti vedrebbero.
Un senso umano
avrebbe
la loro vita, la tua.

TORNA SU

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VOLERO’

Quando dal limo
verrà fuori
il fiore di loto,
intreccerò
nel telaio della poesia
fili d’oro
per tessere il mio tappeto.
Dall’ordito e dalla trama
nasceranno
scene d’incanto.
Quando il bruco
si trasformerà in farfalla,
andrò sull’alto colle
e sul tappeto già tessuto.
Volerò.

TORNA SU

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NEI COLORI DEL PENSIERO

Nel cielo azzurro l’ibiscus si schiude alle stelle
e trova un cuore che si lascia cullare
dal respiro sensuale della sera.
Sotto una manto di luce lunare, gocce di nuvole
scendono nel prato fiorito dei ricordi.
L’orologio della notte, si ferma nei colori del pensiero.

TORNA SU

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ALL’OMBRA DELL’ULIVO

All’ombra dell’ulivo centenario,
disteso sull’erba soffice,
sto.
Vedo come in un quadro
grilli saltellanti,
farfalle colorate,
papaveri, agrifogli, rose.
Le nubi imbiancate dal sole,
seguono il loro cammino.
Inebriato,
comincio a respirare la terra,
bevo l’acqua della fonte,
mi disseto;
mi rinfresco.
Sento la voce dell’acqua
che mi sussurra:
“sono da sempre,
sono la vita,
sono l’Amore.
Nulla ti chiedo.
Ti disseto:
Fai come me.”
Il vento leggero
mi prende le mani,
mi accompagna
nella via del ritorno:
sono nel grembo della vita

TORNA SU

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          (a mio padre)
GIORNI BREVI

La luce è fioca,
l’alba fredda
è a un passo
dal nero della sera.
Giorni brevi senza tono,
congelati
nel tempo della noia
Ricordi vividi
condensati in gemme di calore
sciolgono blocchi di memorie:
danzano nella realtà
usciti da uno schermo di sogno,
volano nel chiarore dei cieli
che profuma di primavera.

TORNA SU

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SULLE PIUME DELL’ARMONIA

e volare sulle piume dell’armonia
per ritrovare il mio palpito.
Vorrei cercare i cieli rosa pallido
e le nubi bianche
e vedere il divino della musica
fondersi col soffio della parola.
Vorrei giocare con le lancette del tempo
e poterle fermare
e poi approdare sulla spiaggia del non ricordo.

TORNA SU

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FASCI DI LUCE

Sul ciglio della strada
fasci di luce si muovono.
Sono le margherite nude
al bagno del sole.
Quelle che stanno per spuntare
o sono appena nate
tendono tutte insieme
la loro linfa verso il cielo.
Le altre sono in attesa
di essere annullate
da quei raggi che scaldano,
rigenerano,
per poi bruciare e stroncare.
I fiori lasciano sulla terra i semi
per rinascere  e fare nuovi giri
nel ciclo infinito della vita.
Brucio senza corpo nell’abbraccio del momento.
L’occhio si posa sui fiori appassiti
e poi vola nei fasci di luce gialla
che ubriacano.

TORNA SU

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INDIETRO NEL CAMMINO

Mi volgo indietro e raccolgo
le perle disseminate nel cammino del
passato.
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Ne farò una collana ora che
il mosaico è formato.

TORNA SU

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VICINO ALL’ASSOLUTO

Nell’incanto della solitudine
rivedo il mare con la sua pioggia
di luci intermittenti
e la linea all’orizzonte
che segna la fine dello sguardo.
Immergendomi negli spazi evanescenti,
mi ritrovo nel punto del finito,
nella carriera tra il mondo
del possibile e l’Oltre…
Dalle memorie ancestrali,
viene fuori il ricordo di noi mortali,
cellule di un corpo universale.
Respiro l’aria dimenticata.
Sono vicino all’Assoluto.

TORNA SU

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IL PIENO DELL’ESTATE

Si tuffano i pensieri
nel mare dell’abbandono.
Il cuore disteso si scalda al sole
e fa il pieno dell’estate.
La folla dei desideri si trasforma in voglia
e lo sguardo annega nei tramonti rosati.
Ci si perde nelle lunghe serate di musica.
Si parla con le stelle, con la luna, con il sole.
Spinti dalla magia dell’incantesimo
i cuori ammaliati
entrano nei giochi del mistero.

TORNA SU

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NEL GIARDINO DEI LIMONI

L’occhio si perdeva
nei giardini dei limoni,
nelle coste, nel mare
e andava oltre.
Ora la vista è impedita
dalla muraglia di cemento.
Si vive ammassati, pigiati,
senza il profumo della zagara
della campagna vicina.
Hanno sradicato gli alberi
per far posto all’asfalto.
Non si è più uniti alla terra,
non si sentono gli altri,
si è separati dal Sè.
A sera si rientra nel posteggio
nella propria stanza.
Si può accendere il contatto col cielo,
col le stelle.
Il firmamento non può essere rubato.

TORNA SU

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